Dolore al ginocchio: quali trattamenti e terapie sono più efficaci?
E’ capitato a tutti nella vita di avvertire un dolore più o meno intenso al ginocchio.
Si tratta di uno dei disturbi articolari più diffusi tra i pazienti di tutte le età, perché il ginocchio è un’articolazione continuamente sottoposta a sollecitazioni, regge il peso del corpo mentre camminiamo ed ha limitate capacità di rotazione: si muove su un solo piano, quello sagittale.
Non sempre l’origine del dolore è patologica.
La “gonalgia”, il termine usato in Medicina per indicare un dolore localizzato nell’area del ginocchio, si verifica per cause molto diverse: sforzi o affaticamento che provocano sintomi transitori e che scompaiono da soli, traumi più o meno gravi, malattie dell’articolazione.
Se i disturbi transitori si risolvono da soli col riposo, purtroppo non è così per alcune lesioni all’articolazione e per le patologie del ginocchio, che richiedono invece trattamenti ortopedici mirati. Ecco, quindi, quali terapie sono più efficaci nella cura della gonalgia, a seconda delle cause che l’hanno provocata.
Dolore da trauma: le lesioni di origine traumatica si curano con interventi in atroscopia
Le lesioni del ginocchio sono prevalentemente di origine traumatica, ma possono derivare anche da malformazioni. Quelle più comuni sono lesioni al menisco e ai legamenti crociati, che possono essere regolarizzate con un intervento a cielo chiuso o artroscopia.
1 – Lesione traumatica al menisco
Le lesioni al menisco possono essere causate da un trauma, generalmente mentre si pratica sport di contatto o quando si subisce una distorsione in rotazione e flessione del ginocchio, o ancora dalla meniscopatia degenerativa, una patologia del ginocchio frequente in età senile.
Per approfondire: Come riconoscere una rottura del menisco
Nel primo caso, quello traumatico, il trattamento prevede:
– una resezione artroscopica solo della porzione rotta del menisco (o meniscectomia selettiva), se la rottura interessa la porzione libera del corpo e del corno mensicale che, essendo priva di vasi sanguigni, non è in grado di guarire
– oppure, una sutura meniscale artroscopica, se la rottura interessa la cosiddetta ‘zona rossa’ del menisco, ovvero la porzione adesa alla capsula articolare ricca di vasi e quindi in grado di cicatrizzare.
Nel secondo, quando la rottura è su base degenerativa, l’intervento va eseguito solo in quei rari casi in cui il frammento rotto si interpone tra i capi articolari provocando un blocco dell’articolazione, che la rende inutilizzabile e danneggia innegabilmente la cartilagine. In tutti gli altri casi in cui la rottura del menisco sia di tipo degenerativo ed in presenza di artrosi l’intervento è da evitare.
L’artroscopia è una tecnica chirurgica endoscopica. Grazie ad un sistema di fibre ottiche il chirurgo ortopedico “guarda” e interviene all’interno dell’articolazione del ginocchio senza aprirla.
Attraverso due soli minuscoli accessi può regolarizzare quasi tutte le lesioni del menisco interno o esterno. E’ un intervento che può essere fatto in day-surgery (ricovero al mattino e dimissioni alla sera) o in one-night-surgery (ricovero al mattino e dimissione la mattina successiva).
2 – Lesione ai legamenti crociati
Sono lesioni causate da traumi e interessano soprattutto gli atleti e le persone che praticano sport; di solito il crociato più soggetto a lesione è quello anteriore.
Per saperne di più: Come riconoscere una rottura dei legamenti crociati del ginocchio
Il legamento crociato posteriore è vascolarizzato, quindi guarisce da solo, mentre una lesione al crociato anteriore provoca la rottura dell’arteria che nutre il legamento, impedendo la guarigione spontanea.
Per evitare una degenerazione artrosica, però, il legamento si può ricostruire in artroscopica.
La ricostruzione del crociato in artroscopia è un intervento di routine, che prevede 2-3 accessi artroscopici ed un’incisione, perché viene prelevata una porzione di tendine per poter sostituire il legamento crociato lesionato. Solitamente si usano il tendine rotuleo o il semimembranoso e gracile.
Dolore causato da patologie del ginocchio: terapie per la cura di artrosi, osteonecrosi, instabilità femoro-rotulea e patologia cartilaginea
Le patologie che colpiscono l’articolazione del ginocchio sono diverse e a seconda del tipo e dello stadio della malattia, esistono terapie mirate che vanno dall’iniezione di cellule staminali all’impianto di una protesi, ecco una panoramica delle più importanti.
1 -Terapie per la cura della gonartrosi
La gonartrosi o artrosi del ginocchio è la più comune malattia del ginocchio in età senile. Danneggia la cartilagine in modo irreversibile ed è una patologia cronico-degenerativa, conduce quindi ad un elevato grado di disabilità del paziente in pochi anni.
Per saperne di più: Gonartrosi o artrosi del ginocchio: cos’è e come si cura
La scelta del tipo di terapia cui affidarsi dipende dallo stadio della malattia:
– Iniezione di cellule mesenchimali staminali nelle prime fasi
L’artrosi danneggia in modo irreversibile la cartilagine, che è un tessuto non vascolarizzato e quindi incapace di guarire da solo, ma nelle fasi iniziali della malattia è possibile ricorrere a nuove terapie di medicina rigenerativa: l’iniezione di cellule mesenchimali prelevate da tessuto adiposo (sistema LIPOCELL) oppure di cellule mononucleate da sangue periferico. In entrambi i casi si usano cellule staminali prelevate dal paziente stesso (tecnica autologa), che sono in grado di trasformarsi in altri tipi di cellule del corpo e attivare il processo di rigenerazione della cartilagine, altrimenti impossibile.
– Osteotomie o interventi correttivi
Sempre nella fase iniziale della malattia, quando il paziente presenta una significativa deviazione assiale (ginocchio varo o valgo), è possibile eseguire interventi correttivi: le osteotomie. Sono interventi che servono a riallineare l’arto, per arrestare o rallentare la degenerazione articolare. L’osteotomia è un intervento indicato nei pazienti relativamente giovani ed ha l’obiettivo di posticipare di molti anni, o anche di evitare, l’impianto di una protesi.
– Infiltrazioni a base di acido ialuronico
E’ una terapia eseguita solo da chirurghi ortopedici specialisti su pazienti con gonartrosi iniziale, che serve a dare un temporaneo (ma a volte abbastanza duraturo) giovamento, perché migliora la lubrificazione del ginocchio ed il trofismo delle cartilagini.
– Terapie fisiche: laser, ultrasuoni, elettroforesi
Sono efficaci solo nelle fasi iniziali e soprattutto se il paziente è magro.
– Terapia farmacologica (anti infiammatori/antidolorifici)
E’ un palliativo ed è bene usare i farmaci in modo ciclico e non continuativo. E’ una terapia indicata nei pazienti per cui la protesi non è possibile, o perché i sintomi non sono ancora eclatanti o perché il paziente è inoperabile.
– Infiltrazioni di cortisone
E’ una terapia usata quando l’infiammazione al ginocchio si sovrappone alla gonartrosi, ma, dato che i prodotti cortisonici possono deteriorare cartilagini, menischi e legamenti, è consigliata soprattutto per i pazienti che non sono adatti a procedure conservative, come le osteotomie già viste sopra o le protesi mono-compartimentali.
– Protesi di ginocchio nei casi più gravi
Quando l’artrosi è grave, la soluzione più efficace per curarla è la protesi di ginocchio (totale o monocompartimentale a seconda del quadro clinico). Dato che l’intervento è invasivo e l’articolazione artificiale ha una durata limitata nel tempo, è consigliabile ricorrere alla protesi solo nelle forme avanzate della malattia, quando interessa tutto il ginocchio e se il paziente è costretto ad assumere frequentemente analgesici per ridurre il dolore.
2 -Terapie per la cura dell’osteonecrosi del ginocchio
L’osteonecrosi è una malattia simile all’infarto miocardico: una parte dell’osso del ginocchio non è irrorata a sufficienza e si verifica un’ischemia che porta l’osso in necrosi.
Per saperne di più: Necrosi avascolare o osteonecrosi del ginocchio
E’ possibile guarire solo quando la patologia è nella fase iniziale, successivamente l’unica soluzione è la protesi.
– Iniezione di cellule mononucleate da sangue periferico
Come per la gonartrosi anche per l’osteonecrosi nelle fasi iniziali si può ricorrere all’iniezione di cellule mononucleate da sangue periferico, che sono cellule staminali con ottime proprietà rigenerative: contribuiscono alla formazione di nuovi vasi sanguigni e attivano la riparazione dei tessuti da parte dei macrofagi.
– Core decompression nelle fasi iniziali
Sempre nella fase iniziale della malattia, il chirurgo pratica delle microperforazioni per estrarre la porzione di osso necrotico, migliorare la vascolarizzazione e facilitare la formazione di un nuovo osso. Non è un intervento che può garantire la guarigione, ma le probabilità sono tanto maggiori quanto più precoce è il trattamento.
– Protesi di ginocchio nell’osteonecrosi grave
Negli stadi finali della patologia, l’osteonecrosi degenera in artrosi e l’unica soluzione è l’impianto di una protesi.
3 – Terapie per il trattamento dell’instabilità femoro-rotulea
Si tratta di un malallineamento dell’articolazione del ginocchio: la rotula tende a scorrere maggiormente sul margine esterno del ginocchio, aumentando l’attrito con il femore.
Per approfondire: Instabilità femoro rotulea
Nella maggior parte dei casi, per correggere questa condizione basta rafforzare la muscolatura, ma quando non è possibile, si può ricorrere alla chirurgia, attraverso un intervento di ricostruzione biologica del legamento in artroscopia.
4 – Terapie per la cura della patologia cartilaginea del ginocchio
Nelle prime fasi dell’artrosi del ginocchio, quando il danno è localizzato solo nella cartilagine e non ha ancora colpito menischi e legamenti, si parla di patologia cartilaginea.
Per approfondire: Patologia della cartilagine del ginocchio: cos’è e come si cura?
In questo caso le terapie più efficaci sono le infiltrazioni di cellule staminali, cioè infiltrazione di cellule mesenchimali prelevate dal tessuto adiposo o cellule mononucleate da sangue periferico, già presentate nel paragrafo dedicato alla gonartrosi. Oppure infiltrazioni di acido ialuronico e interventi correttivi in artroscopia già visti nei precedenti paragrafi.