Dolore all’anca: come si manifesta e come curarlo?
Il dolore all’anca, tecnicamente “coxalgia”, è un problema molto diffuso, perché interessa una delle articolazioni più sollecitate del nostro corpo. Quando siamo in movimento, infatti, è l’anca che sopporta gran parte del carico meccanico.
Il dolore all’anca può essere causato da traumi, malattie degenerative o infiammazione dei tessuti articolari, quindi è un sintomo che non va affatto sottovalutato. Una coxalgia, per esempio, può essere la manifestazione di patologie gravi, come l’artrosi degenerativa dell’anca e l’osteonecrosi della testa del femore, malattie la cui diagnosi precoce è fondamentale per prevenire una degenerazione rapida e invalidante.
Come si manifesta la coxalgia
Il dolore all’anca si manifesta di solito all’altezza dell’inguine, del gluteo e può irradiarsi lungo la coscia, fino al ginocchio. Generalmente insorge quando si cammina, si corre o si fanno le scale: cioè quando il paziente carica sull’articolazione e la muove. Quando è a riposo, invece, normalmente il dolore si attenua.
Può interessare solo l’anca sinistra o la destra, ma in alcuni casi è bilaterale, se entrambe le anche sono doloranti.
In previsione della visita ortopedica, è utile che il paziente tenga nota dei sintomi che avverte:
1) dove sente dolore?
2) che tipo di dolore è (acuto, continuo, sporadico…)?
3) quando si manifesta di solito il dolore e quando si è manifestato per la prima volta?
4) quando avverte dolore, il paziente fatica anche a camminare?
Quali sono i pazienti più colpiti, le cause del dolore all’anca e come curarlo
La coxalgia colpisce pazienti di tutte le età e genere, ma interessa soprattutto le persone anziane, alcuni bambini, le persone obese, gli sportivi e chi ha subìto un trauma. In alcuni di questi pazienti spesso la causa scatenante è una patologia, nei seguenti paragrafi vediamo quali sono le malattie più frequenti alla base della coaxalgia e come trattarle.
Pazienti anziani: coxartrosi e terapie per rallentarne il decorso
Nei pazienti anziani (oltre i 60 anni), la causa principale del dolore all’anca è l’artrosi degenerativa, che è anche la più comune patologia dell’anca nell’adulto.
L’artrosi dell’anca (coxartrosi) è una malattia cronico-degenerativa che provoca un progressivo assottigliamento dello strato di cartilagine, fino a che l’osso non risulta esposto e, per l’attrito causato dal movimento, si addensa, producendo gli osteofiti (escrescenze appuntite).
Col tempo i muscoli si retraggono e il paziente sviluppa le deformità tipiche dello stadio avanzato di questa malattia: anche semiflesse, rigide e ruotate all’esterno.
Si tratta di una patologia invalidante che va diagnosticata il prima possibile per cercare di rallentarne il decorso.
Per approfondire: Coxatrosi o artrosi degenerativa dell’anca cos’è e come sicura
Ne consegue che la scelta della terapia più efficace dipende dallo stadio della malattia.
Quando l’artrosi degenerativa è ai primi stadi, si possono assumere antinfiammatori e antidolorifici per attenuare il dolore e iniziare una terapia con infiltrazioni di cellule mesenchimali derivate dal tessuto adiposo del paziente, che hanno ottime proprietà rigeneranti: riescono infatti a riparare anche la cartilagine, un tessuto che una volta lesionato, è difficile da ricostituire.
Quando invece il paziente non sopporta più il dolore e fatica a muoversi, l’unica soluzione è l’impianto di una protesi d’anca.
Bambini: displasia congenita dell’anca, trattamenti in età pediatrica e adulta
Alla nascita, un piccola percentuale di bambini presenta una displasia congenita dell’anca. Si tratta di una deformità dell’articolazione che inizia durante la vita intrauterina: l’articolazione si presenta lassa per cui, ad una leggera pressione del pediatra, la testa del femore esce e rientra dall’acetabolo. Se l’instabilità non viene diagnosticata subito e non viene trattata, la patologia degenera finché non si verifica una lussazione permanente dell’anca, che degenera in coxartrosi.
Per saperne di più: Displasia congenita dell’anca nell’adulto e nel bambino
Finché il paziente è neonato, di solito è possibile correggere l’anca displasica con un divaricatore e renderla normale. Nell’adulto, invece, il trattamento dipende dallo stadio della malattia. Se non sono ancora presenti segni di artrosi o sono appena iniziati, si può ricorrere ad interventi chirurgici correttivi, nel primo caso ad una osteotomia di riorientamento, nel secondo ad una osteotomia di Chiari. Quando invece l’artrosi è conclamata, è necessario ricorrere ad una protesi d’anca.
Persone obese: osteonecrosi della testa del femore e core decompression
L’osteonecrosi della testa del femore è una malattia simile all’infarto: una porzione del femore non riceve più sangue (si verifica un’ischemia) e il tessuto osseo muore. Le cause di questa patologia non sono perfettamente note, ma sembra che vi siano alcuni fattori di rischio: fra questi l’obesità e alcune patologie spesso connesse al sovrappeso (colesterolo e trigliceridi alti), oltre ad altri fattori come diabete mellito, iperucemia e abuso di alcool.
Per approfondire: Osteonecrosi della testa del femore
Questa patologia può essere curata solo nelle fasi iniziali, perché, una volta che la testa femorale si è appiattita, evolve irreversibilmente verso un’artrosi degenerativa dell’anca.
Quindi è molto importante non sottovalutare il dolore all’anca, che nell’osteonecrosi si presenta in modo brusco: è un dolore intenso, presente anche a riposo e localizzato a livello dell’inguine, talvolta anche del gluteo.
Prima che la testa femorale si appiattisca (e qui l’unica soluzione è la protesi), è possibile ricorrere a procedure di salvataggio: trapianto di perone o decompressione della testa femorale (core decompression)
Dolore all’anca: quando rivolgersi al chirurgo ortopedico
Se il dolore all’anca è persistente, acuto e ancor di più se impedisce al paziente di muoversi agevolmente, è molto importante prenotare il prima possibile un appuntamento con un chirurgo ortopedico specializzato nella cura delle patologie dell’anca. Come abbiamo visto, la diagnosi precoce è determinante per prevenire la coxartrosi, che si risolve nella maggior parte dei casi solo con l’impianto di una protesi.