Cellule mesenchimali e anca: trattamenti biologici di cartilagine
Una lesione della cartilagine non è semplice da trattare proprio a causa della particolarità stessa di questo tessuto: difficile da guarire e da “sostituire” o da rigenerare. Tuttavia, oggi è possibile curare queste lesioni con soluzioni biologiche, come le infiltrazioni di cellule mesenchimali, prelevate dal midollo osseo o dal tessuto adiposo del paziente, che possono riparare o rigenerare tessuti danneggiati.
Cartilagine: un tessuto difficile da rigenerare
La cartilagine è un tessuto di sostegno fondamentale per le articolazioni perché garantisce un perfetto scorrimento dei capi articolari. E’ un tessuto costituito da cellule specifiche, i condrociti, che sono molto specializzate e quindi particolarmente delicate: possono usurarsi facilmente a causa del normale invecchiamento dei tessuti o in presenza di altre patologie, di solito causate da traumi.
La struttura della cartilagine non è vascolarizzata quindi la sua capacità di rigenerazione è limitata e questa caratteristica la rende una delle parti del corpo più fragili e soggette a usura.
Le cellule mesenchimali stimolano la rigenerazione della cartilagine
Le cellule mesenchimali sono cellule primitive, non specializzate, che possono trasformarsi in tipi diversi di cellule del corpo. Grazie a loro è possibile stimolare la ricrescita di tessuti ed ossa danneggiati, anche quando i danni sono irreversibili, come nei primi stadi della coxartrosi.
Oggi grazie a queste cellule, è possibile intervenire chirurgicamente per stimolare la rigenerazione della cartilagine, ottenendo una naturale ricrescita biologica del tessuto e innescando un processo di autoguarigione, senza ricorrere a materiali sintetici esterni.
Le cellule mesenchimali vengono prelevate dallo stesso paziente e dopo un particolare trattamento di purificazione, vengono iniettate nell’articolazione danneggiata (innesto autologo).
Come avviene questo tipo di intervento?
Il trattamento biologico avviene in due momenti.
Il chirurgo preleva una piccola porzione di tessuto midollare del paziente, questa viene messa in coltura ad espansione, per ottenere la frazione vascolare stromale, un composto di centinaia di migliaia di cellule per ogni grammo di tessuto midollare prelevato.
Successivamente, inserisce le cellule nell’articolazione danneggiata del paziente in anestesia locale. Ha quindi inizio il processo di riparazione cellulare.
Si tratta di una tecnica innovativa, che ha l’obiettivo di risolvere in modo non invasivo importanti patologie degenerative, come l’artrosi.
Una nuova soluzione per la cura della cartilagine dell’anca: l’innesto di cellule mesenchimali derivate dal tessuto adiposo
Molti studi recenti (Centeno et al., 2008) si sono concentrati sulla rigenerazione della cartilagine articolare attraverso le cellule mesenchimali (MSC), che sono cellule staminali adulte, immature e indifferenziate. Da queste ricerche è emerso che il tessuto adiposo contiene molte più cellule mesenchimali rispetto al midollo osseo. L’adipe è una fonte unica, facilmente accessibile e abbondante di cellule staminali adulte con alto potenziale rigenerativo: il corpo umano è totalmente ricoperto di tessuto adiposo e in una persona sana rappresenta circa il 10-30% del peso.
Perché scegliere le cellule staminali del tessuto adiposo invece delle cellule prelevate dal midollo osseo?
Oltre ad essere molto più numerose, le cellule staminali del tessuto adiposo (ASC: Apose Stem Cell) hanno alcune caratteristiche che le rendono fondamentali per la medicina rigenerativa.
Una volta innestate nell’organismo:
- stimolano la produzione della cartilagine
- migliorano la lubrificazione fra le articolazioni
- aumentano la distanza tra i capi articolari riducendone l’attrito
- mantengono lo spazio articolare
- migliorano l’attività visco suppletiva del liquido sinoviale
“Tra le soluzioni più efficaci per la rigenerazione della cartilagine articolare consiglio il sistema LIPOCELL, un dispositivo medico certificato, con marchio CE, disponibile sul mercato e non sperimentale, che sfrutta le cellule mesenchimali (MSC) presenti nel tessuto adiposo. Le cellule mesenchimali sono cellule staminali adulte e indifferenziate che possono mutare in cellule di vari tessuti come cellule del tessuto osseo, adiposo, cartilagineo, cardiaco e muscolare… Le cellule mesenchimali di origine adiposa vengono estratte direttamente dal grasso corporeo con il sistema LIPOCELL, una soluzione sicura perché completamente a circuito chiuso, che riduce al minimo i rischi di infezione e contaminazione del tessuto prelevato. I vantaggi sono molti ed i rischi contenuti. L’efficacia di questo intervento mi ha portato a creare, insieme ad altri specialisti ortopedici, un portale web completamente dedicato alla medicina rigenerativa in ambito ortopedico rivolto sia al paziente che al professionista: Ortopedia Rigenerativa”
Sistema LIPOCELL HTA per la rigenerazione della cartilagine articolare con cellule mesenchimali autologhe prelevate dal grasso
Il tessuto adiposo contiene molte più cellule mesenchimali rispetto al midollo osseo, non solo, le MSC presenti sono in grado di differenziarsi e di esercitare un effetto paracrino, sono quindi in grado di diffondere messaggi chimici a cellule circostanti di tipo diverso (a differenza dell’effetto autocrino che permette la trasmissione di messaggi fra cellule dello stesso tipo), questo permette loro di innescare la rigenerazione tissutale necessaria alla riparazione della cartilagine.
Il sistema LIPOCELL è quindi molto efficace nei pazienti affetti da artrosi dell’anca nelle sue forme iniziali.
E’ escluso, invece, per la cura dell’artrosi avanzata.
Non può garantire un completo processo rigenerativo, ma permette di ridurre il dolore, l’infiammazione e l’attrito dovuti all’artrosi.
Come avviene il processo di rigenerazione col sistema LIPOCELL ed i suoi vantaggi rispetto ai sistemi tradizionali
Il tessuto adiposo viene prelevato, processato e sottoposto a innesto autologo.
L’innesto autologo di ASC è un’operazione che prevede il prelievo e l’innesto di cellule mesenchimali adipose dal paziente che è contemporaneamente donatore e ricevente.
Il prodotto derivante dalla processazione è manipolato al minimo ed è dunque da considerarsi trapianto di tessuto autologo e non terapia cellulare.
Una volta prelevato con apposite canule, viene micro-frammentato all’interno di un sistema chiuso, senza traumi.
A differenza delle tecniche di lipoaspirazione tradizionale:
- il tessuto adiposo non viene centrifugato o trattato con enzimi e questo lo rende ancora più ricco di cellule mesenchimali rispetto a quello prodotto dai metodi classici
- vengono rimossi completamente i residui oleosi ed ematici che possono generare infiammazioni
Infine, una volta pronto, il prodotto ottenuto col sistema LIPOCELL viene trapiantato direttamente nell’articolazione dell’anca.
E’ una tecnica autologa, quindi:
- il rischio di rigetto è basso
- è impossibile che il paziente contragga malattie infettive da un altro donatore
- l’organismi assorbe molto più velocemente il prodotto perché le cellule sono del paziente
- i tempi di recupero sono veloci e i benefici si protraggono fino a medio-lungo termine
Come avviene l’intervento con cellule derivanti dal tessuto adiposo?
L’intervento avviene in un unico tempo operatorio, senza ricovero e dura circa 30 minuti. La tecnica utilizzata è mini-invasiva.
Dopo l’anestesia, locale o generale a seconda del paziente, il chirurgo incide per pochi centimetri la zona addominale e aspira l’adipe (lipoaspirazione) aiutandosi con lievi pressioni nel punto di prelievo.
Il grasso estratto viene processato con un kit monouso. Il materiale, pulito e purificato dai residui, assume una consistenza liquida. Poi vengono isolate le cellule mesenchimali pronte per essere iniettate.
Se necessario, in artroscopia il chirurgo procede allo shaving articolare (pulizia della cartilagine), rimuovendo eventuali porzioni danneggiate e riparando lesioni presenti. Infine inietta la soluzione nell’articolazione.
Dopo l’intervento, la zona del prelievo addominale viene chiusa con una sutura e coperta con un bendaggio compressivo, che va tenuto per una settimana.
In alcuni pazienti può presentarsi un lieve gonfiore nel punto della lipoaspirazione.
A seconda del caso clinico, il chirurgo potrà prescrivere un breve percorso riabilitativo.