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Cellule mononucleate da sangue periferico (TNCs) per la rigenerazione della cartilagine dell’anca

La cartilagine dell’anca, una volta lesionata o colpita da un processo degenerativo causato, per esempio, dall’artrosi, ha scarse capacità di auto-rigenerazione. La sfida dell’Ortopedia moderna è quella di individuare nuovi trattamenti per risolvere questa degenerazione e aiutare i pazienti a vivere bene, senza dolori e limitazioni nei movimenti. La terapia con cellule mononucleate da sangue periferico (TNCs) è una fra le più recenti innovazioni nel campo della medicina rigenerativa, molto utile nella cura della coxartrosi (o artrosi degenerativa dell’anca) e dell’osteonecrosi della testa del femore.

E’ una tecnica autologa, significa che le cellule usate sono state prelevate dal paziente stesso.

Cosa sono le cellule mononucleate da sangue periferico?

Le cellule mononucleate da sangue periferico, o Total Nuclear Cells, sono cellule mesenchimali staminali che intervengono nei processi di rigenerazione e riparazione dei tessuti. Analogamente alle cellule prelevate dal tessuto adiposo sono cellule primitive, non specializzate, che possono trasformarsi in tipi diversi di cellule del corpo, a seconda delle necessità. La loro funzione è quella di sostituire il tessuto danneggiato in seguito ad un trauma o all’invecchiamento.

Cosa accade quando si iniettano TNCs in una lesione della cartilagine?

Diversi studi scientifici e clinici hanno dimostrato che l’iniezione di cellule mononucleate da sangue periferico, nel punto in cui la cartilagine è lesionata, contribuisce a:

1 – Formare nuovi vasi sanguigni


2 – Attivare la riparazione dei tessuti grazie ai macrofagi


I macrofagi sono cellule mononucleate tessutali che inglobano nel loro citoplasma particelle estranee e microrganismi allo scopo di distruggerli (fagocitosi). Sono infatti noti come gli “spazzini del corpo”. Quando è presente una lesione, si accumulano nella zona per pulirla e avviare il processo di riparazione.

L’iniezione di TNCs polarizza i macrofagi ed inverte il processo, da proinfiammatorio ad antinfiammatorio, cioè attiva la fase riparativa della lesione.

Quali patologie dell’anca possono essere curate?

L’innesto di cellule mononucleate da sangue periferico è utile per la cura di:

1 – Artrosi degenerativa dell’anca

E’ una malattia cronico-degenerativa che colpisce le articolazioni provocando una degenerazione della cartilagine ed è la più comune patologia dell’anca nell’adulto. Se non curata, porta ad una disabilità crescente. Si verifica quando lo strato di cartilagine che riveste la testa del femore e la cavità acetabolare si assottiglia progressivamente fino ad esporre l’osso sottostante.

Per approfondire: Coxatrosi o artrosi degenerativa dell’anca cos’è e come sicura.

2 – Osteonecrosi della testa del femore

La necrosi avascolare cefalica o necrosi ischemica della testa del femore è una malattia molto simile all’infarto miocardico. Si verifica quando una parte più o meno estesa della testa del femore non riceve più un’adeguata perfusione sanguigna (ischemia) e alla fine il tessuto osseo ischemico va in necrosi. Solitamente questo processo si verifica nel polo superiore della testa femorale. La porzione necrotica della testa subisce una progressiva deformazione sotto carico, fino a giungere ad un appiattimento polare che porta alla coxartrosi o artrosi degenerativa dell’anca.

Per approfondire: Osteonecrosi della testa del femore: cos’è e come si manifesta.

Come avviene l’innesto di cellule mononucleate da sangue periferico?

Prima di tutto al paziente viene prelevato un volume variabile di sangue tra i 60cc ed i 120cc, che viene poi inserito in un kit procedurale per trattenere le TNCs.

Infatti, prima di iniettare le cellule mononucleate nella lesione alla cartilagine è necessario separarle dal resto del sangue: il sangue intero periferico del paziente viene filtrato per poter trattenere le cellule mononucleate, che vengono “selezionate” (filtrazione selettiva) in base al loro potenziale di membrana, cioè alla loro capacità elettrica. La tecnologia usata impedisce qualsiasi contaminazione e trattiene solo le cellule ad alta capacità rigenerativa.
 La procedura dura circa 20 minuti. Mentre i tempi per la riabilitazione variano a seconda che l’innesto sia avvenuto durante un intervento chirurgico o tramite infiltrazione in ambulatorio sotto controllo ecografico.

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