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Sei in: Home1 / Interventi ginocchio2 / Revisione protesi di ginocchio: come e quando intervenire

Protesi del ginocchio: chirurgia protesica di revisione

Quando l’impianto di una protesi di ginocchio fallisce è necessario intervenire chirurgicamente per rimuovere l’articolazione artificiale e sostituirla con una nuova, in questi casi si parla di revisione della protesi del ginocchio.
La maggior parte degli interventi protesici di primo impianto non dà luogo ad ulteriori interventi di revisione successivi. Può capitare però che un intervento di revisione si renda necessario.

Quali fattori determinano un intervento di revisione della protesi?

Le principali cause che portano a questo tipo di intervento sono:

Infezione periprotesica o infezione della protesi

Si verifica perché la superficie metallica della protesi è il terreno ideale per la crescita dei batteri, che qui sono al riparo dalle difese immunitarie dell’organismo. Avviene nell’1% dei casi, anche in presenza di un’asepsi ottimale (massima sterilizzazione), di una procedura chirurgica corretta e di una profilassi antibiotica adeguata.

Qualsiasi protesi dolorosa, fino a prova contraria, dovrebbe essere considerata infetta.
La diagnosi di infezione spesso non è chiara, perché i i criteri oggettivi per valutarla (temperatura alta, conta dei leucociti, VES) non sono affidabili e spesso accade che vi sia un’infezione attiva nell’articolazione anche in presenza di valori normali. Per questo è bene  sottoporre il paziente ad una scintigrafia con leucociti marcati che permette di definire se è presente o meno un’infezione. Nei limiti del possibile, non è consigliato somministrare al paziente antibiotici preoperatori fino a quando non siano stati ottenuti, durante l’intervento, campioni di liquidi e/o di tessuti per colture/antibiogramma e colorazioni Gram, con l’obiettivo di identificare il batterio alla base dell’infezione e scegliere l’antibiotico più idoneo per contrastarlo.

Dott. Paolo TrentaniAutore del sito PatologieOrtopediche.net e Specialista in Ortopedia e traumatologia presso l’Ospedale Privato Accreditato Villa Laura a Bologna ed il Centro di riabilitazione e fisioterapia Welness in provincia di Teramo

Se i test eseguiti segnalano la presenza di un’infezione batterica, è consigliato l’intervento di espianto della protesi e successivamente il posizionamento di uno spaziatore in cemento per impedire la retrazione dei tessuti molli e quindi la corretta lunghezza dell’arto.

Successivamente, dopo un ciclo antibiotico di 6 settimane per via endovenosa ed in presenza di un titolo antibatterico di almeno 1:8, si può nuovamente procede al reimpianto della protesi.

In caso di batteri particolarmente virulenti l’intervento dovrebbe essere differito a 6 mesi.

Protesi usurata

La durata della protesi di ginocchio è di circa 25 anni. Se il paziente protesizzato è giovane, attivo e sovrappeso, ha maggiori probabilità di doversi sottoporre ad una revisione rispetto ad un paziente magro, anziano e con basse richieste funzionali.

Come avviene l’intervento

Durante l’intervento di revisione, il chirurgo ortopedico rimuove la vecchia protesi, ripulisce il ginocchio, se necessario esegue dei trapianti d’osso e applica la seconda protesi. Generalmente rimozione e pulizia del ginocchio vengono praticate in due momenti diversi, per consentire una migliore riuscita dell’intervento.

I rischi dell’intervento di revisione sono gli stessi connessi all’impianto della prima protesi (infezione, trombosi venosa profonda ed embolia polmonare), ma sono molto più frequenti. E’ per questo che è sempre consigliabile prevenire il ricorso ad un intervento di ripotesizzazione, consigliando al paziente, quando possibile, interventi alternativi all’impianto della (prima) protesi, soprattutto se giovane e attivo.

Analisi al microscopio di batteri causa di infezione

La diagnosi di infezione batterica spesso non è chiara, infatti i criteri oggettivi per valutarla non sono affidabili.
Nei limiti del possibile, non è consigliato somministrare al paziente antibiotici pre-operatori fino a quando non siano stati ottenuti, durante l’intervento, campioni di liquidi e tessuti da analizzare per identificare il batterio alla base dell’infezione e scegliere l’antibiotico più idoneo per contrastarlo.

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