Artrosi della caviglia: cause, sintomi e cura
L’artrosi della caviglia è una patologia cronica, che, analogamente alla coxartosi e alla gonartrosi colpisce l’articolazione in modo degenerativo. E’ causata infatti dalla progressiva riduzione del tessuto cartilagineo, che riveste i capi articolari. La cartilagine si riduce fino ad esporre l’osso sottostante. A sua volta l’osso reagisce all’attrito addensandosi e producendo delle escrescenze periferiche appuntite: gli osteofiti.
Come l’artrosi dell’anca, anche l’artrosi della caviglia conduce ad una disabilità crescente nel giro di pochi anni per lo sviluppo di dolore e limitazione funzionale progressiva dell’escursione articolare.
Quali sono i principali sintomi?
Nelle fasi iniziali l’artrosi si manifesta con un forte dolore e riduzione dell’articolarità della caviglia, in particolare al mattino. Durante la giornata si attenua perché il paziente muove l’arto, favorendo la produzione di liquido sinoviale all’interno dell’articolazione che ne favorisce la lubrificazione dei capi articolari.
Col degenerare della patologia, il paziente avverte dolore anche a riposo, quando cammina e se l’articolazione viene toccata.
Alla vista la caviglia è spesso gonfia, rigida e deformata con possibili malallineamenti. Questo malallineamento è dovuto al fatto che spesso la guarigione di una frattura non riporta l’articolazione perfettamente in asse, favorendone la degenerazione artrosica.
La gran parte delle artrosi di caviglia, infatti, deriva proprio da una frattura precedente con coinvolgimento dei capi articolari (fratture articolari) o con guarigioni in cui viene alterato l’asse meccanico dell’articolazione (fratture scomposte).
Cause dell’artrosi della caviglia
Solitamente l’artrosi è una malattia tipica dell’età avanzata, che origina da una patologia precedente o a causa ignota (artrosi dell’anca e del ginocchio). Nel caso dell’artrosi della caviglia, invece, l’origine è in gran parte post-traumatica, quindi può colpire anche pazienti giovani.
Si verifica normalmente in seguito a fratture con coinvolgimento dei capi articolari (fratture articolari dell’astragalo e della tibia e perone distali) o con guarigioni in cui viene alterato l’asse meccanico dell’articolazione (fratture scomposte della tibia e del perone).
La maggior parte delle artrosi di caviglia insorge in seguito ad una frattura
Chi è maggiormente colpito dall’artrosi di caviglia?
Persone che hanno subìto un trauma
Come abbiamo visto, a differenza di altre patologie artrosiche, l’artrosi alla caviglia può colpire pazienti giovani, perché nella gran parte dei casi la sua origine è di tipo post-traumatico.
Atleti, calciatori e ballerini
Inoltre, numerosi studi hanno documentato che nel 45% dei giocatori di calcio e nel 59,3% dei ballerini, si verifica un conflitto a livello dell’articolazione della caviglia che favorisce l’insorgere della patologia. Sia i calciatori che i ballerini compiono un movimento di dorsiflessione massima della caviglia, provocando un conflitto anteriore ed una distrazione posteriore dell’articolazione. Secondo questi studi, la ripetizione del movimento nel tempo provoca emorragie sottoperiostali anteriori che portano ad una riduzione della perfusione sanguigna nell’osso, che col tempo diventa necrotico ed evolve in artrosi con produzione di osteofitosi (‘becchi ossei’ che, venendo in contatto tra di loro determinano dolore e limitazione funzionale dell’articolazione della caviglia).
Si parla infatti di “caviglia dell’atleta” e “caviglia del giocatore di calcio”.
Numerosi studi hanno documentato che nel 45% dei giocatori di calcio e nel 59,3% dei ballerini, si verifica un conflitto a livello dell’articolazione della caviglia causato dal movimento di dorsiflessione massima della caviglia
Quali esami sono necessari per diagnosticarla?
Per diagnosticare la patologia, oltre alla visita ortopedica, al paziente verrà prescritta un’indagine radiografica di accertamento ed una RMN per evidenziare se sono presenti i segni tipici dell’artrosi:
- riduzione della rima articolare
- addensamento dell’osso subcondrale
- geodi (cavitazioni dell’osso)
- osteofiti (escrescenze periferiche appuntite)
Come si cura?
L’artrosi è una malattia degenerativa, significa che non è possibile avere una totale remissione e che la caviglia non tornerà mai ad una condizione normale. L’ortopedico, però, potrà indicare al paziente la terapia più idonea a rallentare il progredire dell’artrosi con infiltrazioni di acido ialuronico o infiltrazioni di cellule mesenchimali e nei casi più gravi intervenire chirurgicamente, in modo che recuperi una buona qualità della vita.
La scelta del trattamento dipende dallo stadio della malattia.
Primi stadi dell’artrosi: tutori e anti infiammatori
Nelle prime fasi della patologia, l’ortopedico potrà consigliare al paziente l’uso di solette e plantari sagomati. Nel caso in cui fosse necessario un sostegno maggiore, il paziente potrà usare un tutore che aiuta a ridurre l’infiammazione e il dolore, limitando il movimento piede-caviglia.
In alcuni casi si può anche ricorrere ad un gesso da carico da portare per 6 settimane. Serve a valutare il grado di dolore e se il paziente è pronto a sottoporsi ad un intervento chirurgico: l’artrodesi di caviglia.
Sempre in questa fase il medico potrà prescrivere farmaci anti infiammatori non steroidei o effettuare terapie infiltrative a base di corticosteroidi (per ridurre lo stato infiammatorio ed algico) o di sostanze ad azione trofico-lubrificante (acido ialuronico, gel piastrinico o cellule mesenchimali).
Primi stadi dell’artrosi: tutori e anti infiammatori
Quando il paziente non riesce più a condure una vita normale, perché il dolore è diventato insopportabile e i trattamenti “incruenti” (tutori, anti infiammatori, infiltrazioni) non alleviano più i sintomi della malattia, si può ricorrere ad un’artrodesi della caviglia. E’ un intervento chirurgico che porta alla fusione degli elementi ossei che compongono l’articolazione e può essere eseguita in artroscopia (a cielo chiuso) o a cielo aperto. SI tratta di un intervento che blocca l’escursione articolare della caviglia ma garantisce la scomparsa del dolore; la funzionalità del piede viene comunque mantenuta dalle articolazioni che si trovano a valle rispetto alla tibio-tarsica che viene bloccata consentendo una deambulazione più che soddisfacente.