Intervento chirurgico

Protesi al ginocchio: a che età è consigliabile?

L’impianto della protesi al ginocchio non dipende tanto dall’età del paziente, quanto dalle sue condizioni: il dolore è diventato insopportabile? La patologia è invalidante? Il paziente non riesce più a camminare?
Se la risposta è affermativa, anche se si tratta di una persona giovane, la protesi al ginocchio potrebbe essere l’unica soluzione per riprendere una vita normale.

Le protesi di ginocchio, infatti, possono essere impiantate sia agli adolescenti che soffrono di artrite giovanile, sia ai pazienti con più di 60 anni con gonartrosi (artrosi degenerativa del ginocchio), anche se, nella maggior parte dei casi, chi si opera ha tra i 50 e gli 80 anni.

Tuttavia, è importante sapere che le protesi non durano per sempre e che alcuni fattori possono incidere sulla loro effettiva durata.

Nei prossimi paragrafi vedremo quanto durano le protesi, quali tipi di protesi di ginocchio esistono e quali terapie innovative possono aiutare i pazienti affetti da artrosi (nelle fasi iniziali) a ritardare il più possibile l’intervento.

La durata media di una protesi del ginocchio è di circa una ventina d’anni

L’articolazione artificiale ha una durata limitata nel tempo, che può ridursi ulteriormente a causa del peso del paziente e delle sollecitazioni a carico della protesi.

Quindi, prima avviene l’operazione, prima è probabile che si debba sostituire la protesi con un intervento di revisione (sostituzione della protesi usurata o danneggiata con una nuova), che è più rischioso e difficile dell’operazione di primo impianto (cioè la sostituzione dell’articolazione malata con una artificiale).
Inoltre, se il paziente ha un peso corporeo importante o una vita molto attiva, il carico aumenta e l’articolazione artificiale tende a usurarsi prima del tempo.

Tipi di protesi: totali, monocompartimentali e disegni protesici high-flexion

Esistono due principali tipi di protesi (totali o parziali) ed un terzo tipo indicato per i pazienti giovani e attivi:

  1. Protesi totale
    Si sostituisce completamente l’articolazione ed è consigliabile quando sono danneggiati almeno due dei tre compartimenti articolari del ginocchio (mediale, laterale e femoro-rotuleo)
  2. Protesi parziale o monocompartimentale
    Si sostituisce solo una parte dell’articolazione ed è un’operazione cui si ricorre quando il danno interessa un solo compartimento (di solito quello mediale). E’ una procedura meno invasiva della protesi totale, ma in passato ha dato risultati controversi nei pazienti giovani.
    Quindi, per i pazienti che non hanno ancora compiuto 60 anni sarebbe bene ricorrere alla protesi parziale solo se si tratta di persone sedentarie e non sovrappeso, perché caricano meno sull’articolazione. Invece, se si tratta di giovani attivi, sarebbe indicato prima un intervento chirurgico correttivo (osteotomia), più che l’impianto di una protesi.
  3. Protesi per pazienti giovani (under 60)
    Oppure, esistono dei disegni protesici high-flexion che permettono alla protesi di eseguire flessioni profonde senza sovraccaricare l’articolazione, così l’usura diminuisce e la durata della protesi aumenta. Sono indicati per i pazienti giovani e attivi.

Terapie innovative per curare l’artrosi di ginocchio e ritardare il più possibile l’impianto della protesi

L’artrosi degenerativa del ginocchio, arrivata agli ultimi stadi, non può essere curata e diventa invalidante. L’unica soluzione per riprendere una vita normale è la protesi.

Da leggere: In quali casi è necessario l’impianto di una protesi del ginocchio

Non è così, però, per l’artrosi nelle prime fasi.
Quando ancora il danno alla cartilagine è limitato, la malattia si può curare grazie a recenti e innovative terapie ortopediche.

La moderna Medicina Rigenerativa, infatti, ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e dagli studi più recenti sono nate nuove terapie per la cura delle lesioni alla cartilagine del ginocchio che, nelle prime fasi della gonartrosi, possono attivare il processo rigenerativo cartilagineo e curare la patologia, ritardando l’impianto della protesi.

Si tratta degli innesti di cellule mesenchimali staminali prelevate dal tessuto adiposo (sistema LIPOCELL) e degli innesti di cellule mononucleate da sangue periferico.

Sono tecniche autologhe. Significa che le cellule staminali vengono prelevate dal paziente stesso, poi trattate e iniettate nella lesione, e l’invasività della procedura è minima.

In conclusione, ad oggi, quando l’articolazione del ginocchio è compromessa in modo irreversibile, l’unica soluzione è ancora quella di impiantare una protesi ma, grazie alle nuove terapie rigenerative, per i pazienti nella fase iniziale della malattia, la possibilità di ritardare di molti anni l’intervento di protesizzazione è concreta e in alcuni casi selezionati, è anche possibile evitare di arrivare alla protesi.

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